gennaio 04, 2013

La questione sionista ed il Vicino Oriente. – Documentazione tratta dal quotidiano torinese “La Stampa”: Cronache dell’anno 1927.

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Mentre valgono le considerazioni generali già fatte per le precedenti fonti documentarie, e cioè: Vedi Elenco Numerico, pare qui opportuno rilevare ogni volta la casualità e imparzialità con la quale le diverse fonti si aggiungono le une alle altre, animati da una pretesa di completezza, che sappiamo difficile da raggiungere. Il quotidiano “La Stampa”, fondato nel 1867, rende disponibile il suo archivio storico dal 1867 al 2006. Valgono i criteri generali enunciati in precedenza e adattati ogni volta alla specificità della nuova fonte. Assumendo come anno di partenza il 1921 seguiamo un metodo sincronico, raccordandolo con quello diacronico basato su alcuni anni di riferimento.

LA QUESTIONE SIONISTA
E IL VICINO ORIENTE
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tratta dall’archivio storico de “La Stampa


1927
1926   ↔ 1928
Anno inizio spoglio: 1921.
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Sommario: 1. I sionisti a Basilea. –

Indice Analitico: a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z. –  Eventi del 1927. – Altre fonti giornalistiche, periodiche o archivistiche del 1927.




Cap. 1

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I sionisti a Basilea

La Stampa, 1ª ed.
Anno LXI, n. 207
mercoledì, p. 1
31 agosto 1927

Titoli: I sionisti a Basilea. Come si è aperto il Congresso. I problemi dello Stato ebraico in Palestina. I primi discorsi.

Basilea, 20 notte.

(B. C.) – Si radunano questa sera a Basilea, per il loro XV congresso, i delegati della «Organizzazione sionista», la più cospicua delle Associazioni ebraiche esistenti nel mondo. Fu trent’anni fa, il 28 agosto 1897, che un certo numero di ebrei, rispondendo all’appello lanciato l’anno prima dal dottor Herzl col suo libro Lo Stato ebraico, si riunirono in questa città e concretarono quel «programma di Basilea» con cui si tendeva alla «creazione in Palestina, per il popolo ebraico di un focolare, garantito dal diritto pubblico». Essi furono allora trattati da utopisti e quasi derisi. Ma intanto veniva fondato così sulla carta uno Stato senza territorio, che dapprima sembrò piuttosto una aspirazione ideale che una possibilità pratica. Invece, il programma di Basilea venne poco alla volta acquistando importanza, fino ad avviarsi a divenire una realtà.

La colonizzazione palestiniana

Per lunghi anni a partire da quel primo congresso di Basilea, nonostante le molte promesse — spesso non mantenute — e le molte speranze — quasi sempre deluse – il sionismo non fece grandi progressi. Il primo risultato veramente tangibile fu ottenuto soltanto quando il 2 novembre 1917 lord Arthur Balfour, a nome del Governo Inglese, annunziò che alla conclusione della pace il suo Governo avrebbe tenuto in considerazione il «programma di Basilea. Nel trattato di pace infatti la Palestina fu dichiarata territorio soggetto a mandato della Società delle Nazioni, e da allora il sionismo ha proceduto alla realizzazione del suo programma con una migrazione metodica di ebrei in Palestina, con una colonizzazione razionale del paese. L’organizzazione sionista sostanziava così le aspirazioni politiche del giudaismo in Terra Santa.

Vi sono attualmente in Palestina 200 mila coloni ebrei che hanno fondato una ventina di colonie agricole modello, duecento scuole, un ginnasio, una scuola tecnica, una scuola di agricoltura, una Università. L’ebraico è la lingua corrente dei coloni. Una nuova città marittima Tel Aviv, è sorta poco lungi da Giaffa e conta attualmente 40 mula abitanti, tutti ebrei. Tale si presenta l’opera colossale che in trent’anni il sionismo ha compiuto mediante le discussioni e le deliberazioni dei suoi quattordici precedenti congressi.

Era naturalmente evidente che iniziandosi una così grandiosa rinascita destinata a porre fine alla millenaria dispersione di un popolo, dovessero sorgere ostacoli e difficoltà, alcune delle quali di non  lieve momento. All’esame di queste difficoltà e al modo di porvi rimedio sono diretti essenzialmente i lavori di questo quindicesimo congresso. Uno dei problemi da affrontare è quello degli arabi di Palestina. Il sionismo, nel progetto di Stato ebraico, non aveva pensato che in Palestina vive una popolazione araba di 600 mila abitanti, di cui conviene pur tener conto. La frazione dominante del sionismo, di cui è capo il dottor Weizmann, di Londra, ha compreso la impossibilità di fare astrazione di questo stato di fatto ed è disposta a costituire con gli arabi uno stato nel quale i due popoli avrebbero completa eguaglianza di diritti politici. La minoranza dei sionisti si oppone invece a qualunque collaborazione con gli arabi, di cui vorrebbe l’eliminazione dal paese.

Un altro problema che divide gli animi è la partecipazione o meno dei non sionisti alla colonizzazione della Palestina. La maggioranza sarebbe per tale partecipazione, ma alcuni elementi sono contrari, temendo che da essa derivi la snaturalizzazione dell’idea sionista. Verrà anche in discussione l’attitudine del sionismo nei riguardi dell’Inghilterra, cioè della potenza mandataria. La frazione dominante è soddisfatta dell’appoggio dell’Inghilterra e della sua politica in Palestina, mentre gli oppositori ritengono che la Gran Bretagna non favorisca sufficientemente le rivendicazioni sioniste. Sono questi gli argomenti principali che, insieme alla discussione del bilancio della colonizzazione, verranno affrontati nei prossimi giorni. Le decisioni che al riguardo verranno prese avranno certo una profonda ripercussione sulle future direttive del sionismo.

 Scialom - pace

Data l’importanza del congresso e dato anche che in questa occasione si festeggia il giubileo dell’idea sionista — concretatasi, come si è detto, nel programma di Basilea del 1897 — è facile immaginare l’affluenza a Basilea di ebrei di ogni parte del mondo. Le delegazioni ufficiali sono una quarantina, provenienti dai più lontani e diversi paesi, dalla Lettonia alla Repubblica Argentina, dal Cile alla Bessarabia, dal Canada alla Palestina. Ma, oltre alle delegazioni, sono qui convenute isolatamente, come semplici partecipanti al congresso, più di duemila persone, uomini e signore, che danno un insolito movimento e una non consueta gaiezza a questa tranquilla città renana. Se non si riconoscessero dai loro caratteri di razza – capelli neri, occhi vividi, corporatura snella, naso spesso (non sempre) aquilino, grandissima percentuale di barbe, essi si riconoscerebbero per le vie della città dal distintivo che portano all’occhiello: una placchetta d’argento in cui in smalto azzurro è tracciata in lettere ebraiche la cifra 15 del congresso.

Il Comitato esecutivo, di fronte al grandioso numero di ospiti, ha dovuto quest’anno abbandonare l’abituale sede dello Stadt Casino, che pure già accolse gli otto precedenti congressi sionisti tenuti pure a Basilea, ed ha dovuto trasportare le tende in una sede più ampia: alla Mustermesse, l’immenso palazzo che la città di Basilea ha costruito per le esposizioni federali, e dove da due settimane si lavora febbrilmente, in numerosi uffici colà impiantati, alla buona riuscita del congresso. Tutto è organizzato con previdenza, ordine, esattezza. Nell’atrio e sparsi dappertutto nell’edificio, alcune centinaia di studenti ed esploratori ebrei, venuti dalla Cecoslovacchia, dalla Germania, dall’Austria, muniti di bracciale azzurro-bianco, disimpegnano il servizio d’ordine e fanno da guida nel labirinto degli uffici, si moltiplicano per rispondere alle infinite e svariate richieste dei congressisti già arrivati. Si sentono parlare tutte le lingue del mondo, e con frequenza l’ebraica. E saluto comune è l’antico saluto: «scialom» (pace).

La sala delle sedute, quella giallo-rossa della Mustermesse è immensa. Centinaia e centinaia di sedie numerate sono in basso e nelle balconate che la circondano. Sul palcoscenico, dietro il tavolo degli oratori, sta un grande ritratto del dottor Herzl, l’ispiratore dell’idea sionista, figura tipica di filosofo e di semita, dalla grande barba nera fluente. Ègli è nume tutelare del congresso e la cartolina commemorativa lo riproduce – da una fotografia ormai celebre – sul bancone dell’Albergo dei Tre Re che dà sul Reno. Non manca nell’edificio il ristorante «cascer», cioè il ristorante dove si mangiano cibi cucinati secondo il rito ebraico, e che naturalmente fa affari d’oro. Sull’edificio della Mustermesse, fra la bandiera rosso crociata della Svizzera e la bianco-nera con lo stemma di Basilea, sventola la bandiera azzurro-bianca della Palestina, e questa sera la stella luminosa con i due triangoli intrecciati di David simboleggia la novella resurrezione del popolo ebraico.

Già molto prima delle 20 l’immensa sala delle adunanze alla Musstermesse era gremita di congressisti. Numerosissime le signore eleganti e adorne di ricchi gioielli. Alcune di esse attiravano specialmente gli sguardi per quella caratteristica bellezza delle donne ebree, che è frequente soprattutto in Oriente e nel nord dell’Africa. Fra i congressisti, oltre a qualche tipo classico di razza ebraica, notati alcuni in costumi dei paesi di provenienza, per lo più russi, ed altri dai capelli spioventi sulle spalle, alla Nazzarena, e parlanti il caratteristico yiddisc. La sala era sfarzosamente illuminata da grandiosi lampadari.

 L’inaugurazione

 Il palcoscenico, dapprima mantenuto rigorosamente sgombro, si viene man mano popolando di autorità e di personalità appartenenti alle varie organizzazioni rappresentate al Congresso, e dai membri del Comitato esecutivo. Il Governo di Basilea è rappresentato dal dottor Wenk. È presente l’intero Corpo consolare. Alle 20 precise fa il suo ingresso il dottor Weizman, capo della Organizzazione sionista, salutato da deliranti applausi, ed ha inizio la seduta inaugurale. Parla per primo il dottor Weizman, in tedesco. Dopo un saluto a Basilea — che è divenuta quasi la sede ordinaria dei Congressi del sionismo, come già ne fu, trent’anni or sono, la culla — alle autorità, al Corpo consolare, che colla loro presenza testimoniano dell’importanza mondiale dell’avvenimento che si inizia, e ai congressisti, di cui si compiace vedere affluenza ogni volta maggiore, il dottor Weizman espone la grandiosità dell’opera sionista in Palestina. Dice che il mandato sulla Palestina, affidato dalla Società delle Nazioni all’Inghilterra, aveva suscitato in principio delle speranze, che non furono tutte esaudite. Ma, nonostante ciò, si è venuta creando in Palestina una situazione la quale permetterà all’opera sionista di svilupparsi con successo. Accenna alla disoccupazione e ad alcuni problemi inerenti alla colonizzazione, dei quali il Congresso dovrà occuparsi, e chiude esprimendo la fiducia che dal Congresso deriveranno sagge e utili decisioni.

Hanno preso quindi la parola il signor Sokolow, del Comitato esecutivo, per un lungo discorso in ebraico; il signor Wenk, presidente del Consiglio di Stato di Basilea, il quale rivolge il saluto alle autorità, al congresso ed ai congressisti; il console inglese di Basilea, Fewman, che porta un saluto anche a nome del ministro inglese a Berna e del Governo britannico; il signor Dreyfus, il quale parla anche a nome del Comitato svizzero-ebraico ed infine il rabbino di Basilea, Weiss. Viene quindi data lettura di una lettera di sir Herbert Samuel, primo alto commissario inglese in Palestina. Tutti i discorsi vengono calorosamente applauditi, si procede quindi alla nomina del membri dei vari Comitati del congresso, il dottor Martin Buber fa la commemorazione di Ahard Haam; quindi la seduta è tolta e rinviata a domani.

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