gennaio 04, 2013

La questione sionista ed il Vicino Oriente. – Documentazione tratta dal quotidiano torinese “La Stampa”: Cronache dell’anno 1936.

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Mentre valgono le considerazioni generali già fatte per le precedenti fonti documentarie, e cioè: Vedi Elenco Numerico, pare qui opportuno rilevare ogni volta la casualità e imparzialità con la quale le diverse fonti si aggiungono le une alle altre, animati da una pretesa di completezza, che sappiamo difficile da raggiungere. Il quotidiano “La Stampa”, fondato nel 1867, rende disponibile il suo archivio storico dal 1867 al 2006. Valgono i criteri generali enunciati in precedenza e adattati ogni volta alla specificità della nuova fonte. Assumendo come anno di partenza il 1921 seguiamo un metodo sincronico, raccordandolo con quello diacronico basato su alcuni anni di riferimento.

LA QUESTIONE SIONISTA
E IL VICINO ORIENTE
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tratta dall’archivio storico de “La Stampa


1936
1935   ↔ 1937
Anno inizio spoglio: 1921.
La Stampa: 1882 - 1883 - 1884 - 1885 - 1886 - 1887 - 1888- 1889 - 1890 - 1891- 1892 - 1893 - 1894 - 1895 - 1896 - 1897 - 1898 - 1899 - 1900 - 1901 - 1902 - 1903 - 1904 - 1905 - 1906 - 1907 - 1908 - 1909 - 1910 - 1911 - 1912 - 1913 - 1914 - 1915 - 1916 -1917 - 1918 - 1919 - 1920 - 1921 - 1922 - 1923 - 1924 - 1925 - 1926 - 1927 - 1928 - 1929 - 1930 - 1931 - 1932 - 1933 - 1934 - 1935 - 1936 - 1937 - 1938 - 1939 - 1940 - 1941 - 1942 - 1943 - 1944 - 1945 - 1946 - 1947 - 1948 - 1949 - 1950 - 1951 - 1952 - 1953 - 1954 - 1955 - 1956 - 1957 - 1958 - 1959 - 1960 - 1961 - 1962 - 1963 - 1964 - 1965 - 1966 - 1967 - 1968 - 1969 - 1970 - 1971 - 1972 - 1973 - 1974 - 1975 - 1976 - 1977 - 1978 - 1979 - 1980 - 1981 - 1982 - 1983 - 1984 - 1985 - 1986 - 1987 - 1988 - 1989 - 1990 - 1991 - 1992 - 1993 - 1994 - 1995 - 1996 - 1997 - 1998 - 1999 - 2000 - 2001 - 2002 - 2003 - 2004 - 2005 - 2006.


Indice Analitico: a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z. –  Eventi del 1936. – Altre fonti giornalistiche, periodiche o archivistiche del 1936.




Cap. 1

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Gli inglesi in Palestina

La Stampa,
sabato, p. 5
9 maggio 1936

Titoli: Gli inglesi in Palestina. La propaganda britannica fra gli arabi e gli ebrei. Una stazione radio a Gerusalemme. Dalle università ai servizi stampa.
Didascalia della foto: Scene dello sciopero in Palestina. Casse di uova rovesciate per terra dagli arabi per impedire che vengano portate per la rivendita alle botteghe degli ebrei. Un soldato inglese scrive i nomi dei colpevoli.

Gerusalemme, maggio. – A Ramallah, grossa borgata che si trova a una quindicina di chilometri a settentrione di Gerusalemme, sulla provinciale che porta in Samaria e in Galilea, è stata inaugurata una Stazione Radio Trasmittente. Il fatto di cronaca, che, a prima vista, poteva sembrare dovesse essere relegato tra i soliti avvenimenti di ordinaria amministrazione interna  ha, invece, assunto il simbolo di un provvedimento governativo con larghe ripercussioni anche sul terreno della politica estera.

Premesse e promesse

È vero che nel suo discorso ufficiale di aperura del nuovo servizio palestinese l’Alto Commissario Britannico, sir Arthur Wauchope, ha tenuto a sottolineare il carattere puramente educativo e ricreativo. Ma, senza voler metere in dubbio la buona fede del rappresentante della Potenza Mandataria, tutti si son chiesti subito come mai sarebbe stato possibile garantire al funzionamento della Centrale Radiofonica di Ramallah una completa immunità contro le infiltrazioni delle lotte e delle passioni politiche. 

Giacché è tanto facile, anche nella semplice trasmissione della più neutra notizia di cronaca, scicolare sul piano inclinato dei pregiudizi di razza, di casta o di religione. E spesso basta un’impercettibile «speaker» perché l’effetto di una radiodiffusione di commenti formalmente obiettivi a riguardo di una situazione discussa venga notevolmente modificato sulla massa degli invisibili uditori.

Partendo da questi presupposti di carattere generale, anche se non vi accenna del tutto in maniera esplicita, e prendendo precisamente lo spunto dall’inaugurazione della Stazione Trasmittente di Ramallah, il Falastin di Giaffa si fa interprete, in un lungo articolo editoriale, delle intenzioni che gli Arabi di Terra Santa attribuiscono alla Gran Bretagna nell’introduzione del nuovo servizio palestinese.

La prima parte di queste supposizioni, riassunte in moneta spicciola, tenderebbe a far credere che con l’impianto marconiano d Ramallah si vuol controbilanciare tra i popoli del vicino Oriente l’attività della Stazione di Bari. Crediamo opportuno sunteggiare queste considerazioni del Falastin benché — sia detto per transenna — si basino in non piccola parte, almeno per quanto riguarda l’Italia, su dati di fatto tutt’altro che pacifici.

 L’immigrazione israelita

Dice, adunque, in parole povere, a questo riguardo, il citato quotidiano giaffiota: L’Inghilterra segue con particolare interesse l’aumento degli ebrei in Palestina, ma teme che la loro immigrazione dalla Polonia e dalla Germania abbia ad esercitare in Terrasanta un’influenza che finisca per soverchiare quella britannica.

Davanti a queste constatazioni parecchi uomini politici di Londra sono d’avviso che convenga intensificare la propaganda britannica in Palestina servendosi appunto della nuova stazione trasmittente di Ramallah. Essi, però, ritengono che l’opera del Governo non debba limitarsi soltanto alle radiodiffusioni ma allargarsi in maniera di assicurarsi una specie di monopolio dell’influenza sulla popolazione del paese.

A tale scopo essi suggeriscono la fondazione di una cattedra all’Università Ebraica sul Monte Scopus per la volgarizzazione della cultura inglese, contando, per questa realizzazione, sul lealismo degli Israeliti biitannici verso l’Impero.

Inoltre essi caldeggiano la creazione di un Ateneo Inglese in Palestina, che sia intonato completamente alla mentalità degli analoghi Istituti Superiori d’Albione e che sia riservato esclusivamente agli Arabi del paese, i quali verrebbero in tal modo sottratti alla necessità di recarsi a completare i loro studi universitari a Beirut, a Damasco od al Cairo, dove la loro cultura viene imbevuta di principii americani o francesi.

Infine essi propongono che venga introdotto presso il Governo di Gerusalemme un Servizio Stampa coi criteri più moderni, incaricato di trasmettere quotidianamente ai giornali arabi ed ebrei le notizie che esso riceverà dall’estero mezzo di una propria Agenzia Telegrafica. In tal modo, mentre si recherebbe alla stampa locale il vantaggio economico di svincolarla almeno in parte dalla dipendenza di Agenzie straniere, si otterrebbe anche l’utile tutt’altro che secondario di aiutarla a prospettare ai suoi lettori la situazione politica internazionale sotto l’angolo di visuale del «Foreign Office » di Londra.

Le finalità di questo complesso di propaganda britannica in Palestina, che il «Falastin» di Giaffa attribuisce alla Potenza Mandataria, sono così trasparenti anche nelle loro più piccole ramificazioni, che non si sente proprio il bisogno di lumeggiarle ancor di più con l’inutile aggiunta di annotazioni di dettaglio.



Cap. 2

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L’agitazione in Palestina in una fase acuta

La Stampa,
sabato, p. 5
9 maggio 1936



 Titoli: L’agitazione in Palestina in una fase acuta. Il conflitto tra gli arabi e la potenza mandataria raggiungerà il culmine nella settimana entrante.

Alessandria (Egitto), 8 notte. – Si ha da Gerusalemme che dopo le deliberazioni del Comitato centrale arabo d’agitazione la lotta appare ad armi corte tra gli arabi di Palestina e la Potenza mandataria, senza l’interposta persona degli ebrei.

Sapete già le decisioni del congresso la cui atmosfera è stata dominata da uno spirito nazionalista come non è mai accaduto in Palestina da quando v’è il regime di mandato. La seduta è durata tre ore con la partecipazione di 150 delegati di tutta la Palestina. Il Gran Muftì di Gerusalemme, Husseini,  ha aperto i lavori con gravi parole. Dopo un saluto ai caduti, egli ha incitato il popolo al sacrificio, alla resistenza e all’unione come una catena inseparabile per la lotta fino all’estremo allo scopo di conseguire i sacri diritti degli arabi.

Centro della discussione è stata la proposta di disobbedienza civile e, come sapete, i congressisti all’unanimità hanno deliberato che dal 10 maggio gli arabi di Palestina non pagheranno tasse ed imposte, se il governo mandatario non avrà modificato radicalmente la sua politica vietando l’immigrazione ebrea, tale essendo la volontà del popolo arabo. Si tratta di un vero e proprio ultimatum lanciato al governo intimantegli in parole povere il ritiro della dichiarazione Balfour, vale a dire la soppressione della magna charta della Palestina attuale. La situazione è gravissima, tanto più che l’Alto Commissario a sua volta si mostra deciso ad usare la massima energia.

Tutta la Palestina si prepara alla nuova svolta storica tra una settimana, mentre nelle strade agenti e soldati sono curvi a raccogliere i chiodi gettati dagli scioperanti per arrestare il traffico con risultati mirabolanti.

L’improvviso ritorno dell’alto commissario britannico di Palestina da Elarish a Gerusalemme denota la gravità della situazione. L’Alto Commissario prenderà visione del lungo telegramma giunto stamane da Londra in cui gli si impartiscono istruzioni su quale dovrà essere l’atteggiamento del governo palestinese di fronte agli avvenimenti interni. Un decreto emanato stamani commina condanne severe a chi incita a non pagare le tasse ed a colui che non le paga.

Ieri sera e stamani Gerusalemme e vari altri centri della Palestina sono stati continuamente percorsi da autoblinde molte delle quali sono state costrette ad arrestarsi per l’afflosciamento dei pneumatici forati dai chiodi disseminati per le strade.

Stamani una grande manifestazione ha avuto luogo a Tulkeram con lo scoppio di varie bombe. Le comunicazioni telefoniche tra Gerusalemme, Giaffa ed altri centri sono interrotte. Il comitato centrale di agitazione ha nominato un comitato segreto pronto ad insediarsi in caso di arresto dei membri del comitato centrale. Si osserva però che l’arresto del Gran Muftì o di altri capi provocherebbe un’immediata sanguinosa insurrezione.

A. L.



Cap. 3

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Rinforzi militari inviati dal governo di Londra

La Stampa,
sabato, p. 5
9 maggio 1936

Londra, 8 notte.

In seguito alla richiesta dell’Alto Commissario per la Palestina è stato provveduto all’invio di rinforzi in quel territorio.




L’Inghilterra in Palestina tra due fuochi

La Stampa,
martedì, p. 5
19 maggio 1936

Titoli: L’Inghilterra in Palestina tra due fuochi. Mentre l’elenco delle vittime aumenta, gli arabi esigono la fine dell’immigrazione e gli ebrei accusano la Potenza mandataria d’incapacità.

Gerusalemme, 18 notte. – La situazione è tesa all’estremo. Continuano a verificarsi azioni individuali terroristiche come quella di sabato sera a Gerusalemme all’uscita di un cinema, che ha avuto per epilogo tre ebrei morti e due feriti. Stamane alle nove in via Etiopi, in pieno centro di Gerusalemme, l’austriaco Carlo Breipinger è stato assassinato a rivoltellate da un arabo. A mezzogiorno in località Rehavia presso Gerusalemme un individuo, passando entro un tassì ha scaricato varie rivoltellate contro un negozio di un barbiere ebreo, fortunatamente senza fare vittime. Come si vede, si tratta di azioni di alcuni individui che tengono la città sotto un incubo di terrore in quanto si sa che dietro di loro stanno decine di migliaia di fanatici nazionalisti pronti ad intervenire. La polizia cerca di tutto per evitare scontri e si ritira nei casi gravi; frattanto gli sparatori riescono a fuggire nè si riesce ad arrestarli, ciò che invita all’audacia i loro emuli.

I funerali dell’austriaco assassinato sono stati sfruttati dalla popolazione araba per inscenare una grande manifestazione patriottica. Molti mussulmani si sono infatti uniti ai fedeli cattolici per accompagnare il morto al cimitero. Enorme è stato lo spiegamento di forze di polizia e di truppa che hanno ordinato la dispersione dell’assembramento caricando la folla con i bastoni. Malgrado i reclami della folla perché il feretro venisse portato alla chiesa parrocchiale dei Francescani per le solite cerimone funebri, la bara inquadrata dai soldati, venne recata direttamente al Camposanto e si permise che fosse seguita solo da duecento persone.

Gli assalti e gli incendi alle proprietà terriere ebree continuano nel resto della Palestina. I focolai più gravi permangono sempre Caifa e Tulkeram. Ecco l’ultima succienta lista. La piantagione ebrea nei dintorni di Hedera è stata distrutta ed i campi incendiati; in Emek Efer è stata danneggiata la strada Manihis Hedera, rotte tutte le comunicazioni telefoniche e telegrafiche di Kerkue e Heder; due bombe sono scoppiate a Tulkeram davanti all’ufficio di polizia; altre tre bombe sono scoppiate nei dintorni della città ed una è stata trovata presso il campo inglese; gli sparatori battono la campagna e si esercitano con lancio di sassi contro i treni; Caifa accusa molti incidenti tra cui aggressioni e la distruzione dei convogli di verdura diretti dalla campagna verso Tel Aviv.

L’autorità britannica di Gerusalemme si trova tra due fuochi; da una parte la minaccia sempre più grave degli arabi, dall’altra le violente proteste degli ebrei contro l’insufficienza della Potenza mandataria a difendere le loro vite e i loro beni. L’Alto Commissario ha intavolato conversazioni con molti capi arabi accettando parzialmente le loro richieste e condizioni come la limitazione dell’immigrazione israelita, ma i capi arabi respingono ogni soluzione parziale e, imbaldanziti dal successo dello sciopero e della disobbedienza civile e consci delle difficoltà del governo, chiedono l’attuazione completa del loro programma mirante all’immediato divieto dell’immigrazione ebrea, vale a dire al ritiro da parte dell’Inghilterra della Magna Charta della costituzione della Palestina moderna; in parole povere, gli inglesi dovrebbero rimangiarsi la dichiarazione Balfour. D’altro canto gli attacchi degli israeliti alla Potenza mandataria si fanno sempre più violenti. Durante la sepoltura dei tre ebrei uccisi sabato sera, il presidente del Consiglio nazionale ebreo di Palestina, signor Benzwi, ha pronunciato un discorso in cui dopo aver criticato aspramente l’atteggiamento del governo, ha detto che alle responsabilità di esso vanno addossati i diciotto morti ebrei di Caifa e i cinque di Gerusalemme durante lattuale agitazione araba. Un altro oratore, Wachitz, rappresentante dei sionisti revisionisti, ha mosso attacchi all’Alto Commissario per le sue conversazioni con gli arabi responsabili di questi assassinii. Tali concetti sono stati riaffermati nei discorsi del Rabbino di Berlino e di Katzuelso del Consiglio nazionale ebreo. Una delegazione ebrea ha avuto un colloquio di un’ora e mezza con l’Alto Commissario e lo ha accusato di eccessiva tolleranza verso gli arabi.
P. A.



Una messa a punto del Console italiano

La Stampa,
martedì, p. 5
19 maggio 1936


Roma, 18 notte.
Alcuni giornali ebraici della Palestina hanno riportato una pubblicazione tendenziosa fatta dall’organo socialista londinese Daily Herald, secondo cui agenti italiani sarebbero responsabili degli attuali disordini in Palestina. Il R. Consolato Generale a Gerusalemme al riguardo ha diramato alla stampa il giorno 14 il seguente comunicato:
«Alcuni giornali ebraici palestinesi del 13 corrente hanno riportato una notizia da fonte giornalistica estera, notoriamente antifascista, secondo la quale gli agenti dell’Italia sarebbero responsabili dei disordini in Palestina.
«Il R. Console Generale d’Italia per la Palestina e la Transgiordania, che è l’unico agente dell’Italia nei detti paesi, ritiene superfluo occuparsi ancora di tale stolta insinuazione, che è stata nettamente respinta dal Capo del Governo italiano. Egli deve però deplorare che uno dei sopradetti giornali ebraici della Palestina non si sia peritato di presentare per suo conto la notizia stessa in modo suscettibile di ingannare e sobillare l’opinione pubblica».
Già da parecchio tempo, prima in sordina poi più apertamente la stampa inglese a proposito degli avvenimenti in Palestina affacciava ma delle insinuazioni sulla presunta attività sobillatrice di agenti italiani. L’assurdità delle voci faceva ritenere che esse si sarebbero smorzate di per sè, ma poiché è evidente la malafede di insistervi, è venuta secca, precisa, senza equivoci la smentita del nostro Console generale a Gerusalemme.

È inutile specificare da qual parte sia stata suggerita e montata la tendenziosa manovra; siamo nel campo specifico di attività di quell’organizzazione che da molti decenni si è specializzata nel provocare rivolte e repressioni, assassini e stragi, nell’interesse esclusivo dei supremi clan dirigenti l’imperialismo britannico.
Tutta la vita del vicino mondo arabo da Lawrence ad oggi ha il marchio dell’Intelligence Service; anche in quell’angolo la sua parola d’ordine è stata quella di dividere per comandare. Sotto la maschera del mandato si gettarono arabi contro ebrei e viceversa, in modo che alla fine tutti si sottomettessero al controllo assoluto dell‘autorità britannica; ma simili calcoli non sempre riescono secondo le intenzioni. Vi sono delle situazioni, ci sono dei momenti in cui le previsioni dei laboratori dell’Intelligence Service vengono rovesciati dalla violenza degli eventi scatenati e non più contenibili. È la solita favola che si ripete. Tale è il caso degli avvenimenti odierni in Palestina, dove il sangue scorre copioso Né si preannuncia all’orizzonte alcun lembo di sereno; questa è l’inevitabile conseguenza di una errata impostazione delle basi del cosiddetto Mandato palestinese, aggravata dall’incapacità di presiedere con giustizia all’applicazione della funzione mandataria.
Gli inglesi debbono recitare il mea culpa per quanto succede nella martoriata Terra Santa; non c’è bisogno di ricorrere alle oscure influenze di agenti italiani. Roma agisce alla luce del sole; quando ci sono conti da regolare – come avvenne per lo scomparso impero di Tafari – parte la migliore giovinezza che, col sacrificio del sangue, li regola definitivamente.


Il Governo di Balwin impensierito della situazione

La Stampa,
martedì, p. 5
19 maggio 1936

 Titoli: Il Governo di Balwin impensierito della situazione. Una commissione reale d’inchiesta.

Londra, 18 notte. – La critica situazione in Palestina è stata fatta oggetto nella seduta odierna alla Camera dei Comuni di alcune interrogazioni alle quali ha risposto il Ministro delle Colonie Thomas. Egli ha dichiarato che l’Alto Commissario britannico per la Palestina ha fatto conoscere nella forma più chiara possibile ai dirigenti del movimento arabo quale sia l’atteggiamento del governo di Londra:
«Desidero approfittare di questa occasione — ha continuato il Ministro — per dire che il Governo ha dedicato tutta la sua attenzione allo stato di cose risultante dai recenti disordini e dalla continuazione del fermento. 
Thomas ha quindi sottolineato che la prima necessità è quella di un ritorno a condizioni di vita nor- mali. Il governo ha deciso che quando ciò sarà avvenuto anziché far venire a Londra una commissione araba come era in progetto, sarà nominata una commissione reale «la quale senza mettere in questione i termini del mandato, compirà un’inchiesta sulle cause del fermento in Palestina ed esaminerà le lagnanze tanto degli arabi quanto degli ebrei».
La situazione, come concordemente rivelano le corrispondenze dei giornali da Gerusalemme si è notevolmente aggravata nelle ultime 24 ore, tanto da dare l’impressione che mai il malcontento del popolo arabo ha raggiunto prima d’ora l’attuale profondità. Il solo bilancio dei recenti disordini induce a pensare che la situazione creata dalla immigrazione degli ebrei in Palestina è considerata dagli arabi come una questione di vita o di morte. Ventisette ebrei sono stati uccisi dal 19 aprile ad oggi mentre le vittime arabe sono otto. Finora in ogni modo gli ebrei non sono ricorsi ad atti di rappresaglia, ma si notano già sintomi in disperazione tra la popolazione dei quartieri israeliti di Gerusalemme e delle città costiere e a Telaviv dove si stanno organizzando reparti armati i quali potrebbero passare all’azione da un momento all’altro, mentre il governo dichiara che le minaccie arabe e lo sciopero generale, il quale dura già da 27 giorni, non riusciranno a scuoterlo dalla sua decisione di imporre a qualsiasi costo il rispetto della legge e annunzia che le immigrazioni di ebrei continueranno secondo il programma, la stampa ebraica sostiene che l’amministrazione britannica del mandato non assolve pienamente il suo compito di guisa che l’Alto Commissario si trova ora fra due fuochi.
In una riunione di ebrei tenuta dinanzi all’ospedale Hodassan di Gerusalemme un oratore à dichiarato ieri che «il Governo è responsabile del sangue versato e che gli ebrei dovranno in avvenire ricorrere all’autodifesa». D’altro canto in un comizio di scioperanti arabi il capo del movimento Hassan El Dagiani ha dichiarato che «la politica britannica è insopportabile». Egli ha aggiunto che «la voce della nazione araba non potrà essere fatta tacere e che lo sciopero continuerà contro qualsiasi misura fosse adottata dal Governo in futuro».
Il movimento di sciopero diventa intanto sempre più vasto e minaccioso. Gli scioperanti sono del resto perfettamente organizzati e la loro centrale distribuisce ogni giorno 17 mila pani a quelli che hanno abbandonato il lavoro. Alla folla che attendeva la distribuzione dei pani un oratore ha oggi detto da una tribuna improvvisa: « Quando gli ebrei se ne saranno andati combatteremo gli inglesi fino alla morte».

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