luglio 14, 2006

Stati del mondo: 99. Libano

B. S. 98: Lettonia ↔ 100: Liberia
• Confini: a) terrestri: 454 km. b) marittimi: 225 km.
a Nord e a Est con la Siria, a Sud con Israele e si affaccia a W al Mar Mediterraneo.
• Il Libano ha una superficie di 10.400 kmq e una popolazione di 2.126.325 abitanti censiti nel 1970 e di 4.140.000 stimati nel 2008 con una densità di 398 ab./kmq. La capitale Beirut conta 1.857.000 abitanti nel 2007.
Città principali: oltre alla capitale, sono Tripoli e Sidone.
• Il territorio è percorso da NE a SW dalla catena del Libano (monte Qurnat as-Sawda, 3083 m). La fascia costiera è larga dai 3 ai 20 km. I corsi d’acqua hanno per lo più regime torrentizio e scendono verso la costa parallelamente tra loro. La costa, nel complesso rettilinea, mostra numerosi promontori e insenature. La fossa della Béqaa è la prosecuzione settentrionale della depressione del Mar Morto e del Giordano. La pianura interna della Valle della Beqaa è allungata per circa 120 km, mentre la sua larghezza varia dagli 8 ai 12 km. È percorsa verso N dal fiume Oronte e verso S dal Litani (Leonte), che in prossimità del confine israeliano piega bruscamente verso costa. Infine, la catena dell’Antilibano corre lungo il confine siriano. L’Antilibano e la catena dell’Ermon hanno forme relativamente più dolci, con massime altitudini che variano da 2300 a 2800 m di quota. Il clima è mediterraneo.

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Libano.
• Il Libano è membro di Lega Araba, OCI, ONU, osservatore OAS, osservatore WTO.
• Repubblica. Già parte dell’Impero Ottomano, assegnato nel 1920 in mandato alla Francia, il Libano ha ottenuto l’indipendenza il 26-XI-1941; nel 1943 un accordo non scritto (Patto nazionale) ha sanzionato una suddivisione confessionale delle cariche pubbliche tale da favorire la componente cristiana. In base alla Costituzione del 1926 (modificata più volte) e al Patto nazionale, il Presidente della Repubblica, eletto dal Parlamento e in carica per 6 anni, deve essere cristiano-maronita; egli condivide il potere esecutivo col Consiglio dei ministri, presieduto da un musulmano sunnita. Il potere legislativo spetta all’Assemblea nazionale, composta da 128 membri per metà musulmani (sunniti, sciiti, drusi, alawiti) e per metà cristiani (maroniti, greci ortodossi e cattolici, armeni ortodossi e cattolici, protestanti), eletti con mandato di 4 anni (le elezioni del 2013 sono state più volte posposte); la presidenza dell’Assemblea nazionale spetta a uno sciita.
• Etnie: così ripartite nel 2000 arabi (84,5%), Armeni (6,8%), Curdi (6,1%),  altri (2,6%). Nel paese sono presenti circa 300 000 profughi palestinesi, cui si aggiunge circa 1 milione di profughi siriani in fuga dalla guerra civile. Il lungo periodo di sconvolgimento politico-militare ha alterato le strutture demografiche del paese, per cui la stessa consistenza della popolazione va riferita a stime delle Nazioni Unite, risalendo l’ultimo censimento ufficiale al 1970.
• Lingue: arabo (ufficiale), armeno, francese, inglese. Nonostante l’arabo sia la lingua ufficiale, resta assai diffuso il francese.
• Religioni: nel 2005 musulmani sunniti (28%), musulmani sciiti (28%), cattolici maroniti (22%), cristiani ortodossi (8%), drusi (5%), greci cattolici (4%), altri (5,%).

• Links ufficiali, istituzionali, utili:
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– Central Amministration for Statistics:  www.cas.gov.lb




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Sommario: Parte Prima: Strutture.  1. Attualità geopolitica. - 2. I principali parametri. - 3. Note storiche. -  4. Popolazione. - 5. Ordinamento dello Stato e forma di governo. - 6. Partiti e movimenti politici. - 7. Religione. -  8. Divisione amministrativa. – 9. Diritto. – 10. Costituzione vigente. - 11. Giustizia. – 12. Sanità. -  13. Difesa. - 14. Economia. - 15. Agricoltura. - 16. Allevamento e pesca. -  17. Industria. - 18. Risorse minerarie. - 19. Commercio. - 20. Turismo. - 21. Strade e comunicazioni. - 22. Lingua. - 23. Letteratura. - 24. Arte. - 25. Filosofia. - 26. Istruzione. - 27. Geografia. - 28. Cartografia. - 29. Video You Tube. - 30. Guerre e conflitti. – Parte Seconda: Eventi e dinamica politica.  i. - Parte Terza: Letteratura. /// – /// 1. Parametri principali. – 2. Note storiche. – 3. Economia. – 4. Difesa. – 5. Giustizia. – 6. Popolazione. –

Parte Prima
Strutture
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1. Attualità geopolitica. – «Un accordo tra i due principali schieramenti politici ha portato a soluzione la crisi politica che dal 2014 aveva impedito di eleggere un nuovo Presidente: il 31-X-2016 il Parlamento ha scelto come capo dello stato M. Aoun, guida del Movimento patriottico libero e dell’alleanza filosiriana, mentre il 18-XII Sa’ad Ḥarīrī, guida dell’alleanza antisiriana, è divenuto Primo Ministro.» (DeA).

– 23 novembre 2017: «Colmo delle ironie: Hariri voleva 'sfidare' Hezbollah ed eliminare 'l'influenza iraniana' dal Libano. Ora deve ringraziare Hezbollah (e l'Iran) se é stato liberato! - La politica mediorientale é veramente variopinta, multiforme e a volte persino colma di ironie. Saad Hariri, il 'renzo bossi libanese' che per anni ed anni è andato avanti a insultare e accusare Hezbollah, la Siria e l'Iran, indicandoli come responsabili della morte di suo padre (in realtà eliminato dal regime sionista con un'arma identica a quelle usate nel 2008 e nel 2014 su Gaza) avrebbe voluto sfidare e sconfiggere Hezbollah (ci provò nel 2008...non andò benissimo) e, in questo modo, limitare l'influenza della Repubblica Islamica Iraniana nel Paese dei Cedri. Ma é stata proprio la "mossa" politica di Hassan Nasrallah, che col suo magistrale discorso dopo il sequestro di Hariri da parte dei suoi 'amici' sauditi (che lo hanno minacciato, drogato e forse anche fatto torturare durante la sua prigionia) ha trasformato la questione del suo ritorno illeso in patria in una questione di sovranità e orgoglio nazionale, a contribuire alla sua liberazione. Come dimostra questa foto che mostra il suo imbarazzo mentre stringe la mano di un deputato della Resistenza.Quest’ultimo invece è chiaramente soddisfatto e il suo sorriso sottintende chiaramente: "Senza di noi, caro mio, ti staresti ancora gustando l’ “ospitalità” del Carlton di Riyadh!"». (PaFe/news)

Hariri con Aoun
– 22 novembre 2017: «Il premier libanese Hariri ha temporaneamento sospeso le sue dimissioni. Lo scorso 4 novembre il primo ministro si era dimesso mentre si trovava in Arabia Saudita, provocando una crisi politica in Libano. Il primo ministro libanese Saad Hariri ha “sospeso temporaneamente” le sue dimissioni, annunciate oltre due settimane fa durante una visita in Arabia Saudita. Hariri, che è tornato in Libano la sera del 21 novembre, ha detto di aver presentato le dimissioni al presidente del Libano Michel Aoun, che tuttavia gli ha chiesto di sospenderle in vista di ulteriori consultazioni. Questa notizia puoi leggerla direttamente sul tuo Messenger di Facebook. Ecco come. I due leader hanno avuto un colloquio dopo che il premier Hariri ha fatto ritorno a Beirut. Aoun aveva insistito che Hariri presentasse le sue dimissioni personalmente, dal momento che quando le ha avanzate si trovava in Arabia Saudita, dove avrebbe potuto essere oggetto di pressioni. “Ho presentato oggi le mie dimissioni al presidente Aoun, che mi ha chiesto di aspettare e rimandarle per ulteriori dialoghi sulle sue ragioni e sulla situazione politica. Io ho accettato la sua richiesta”, ha detto Hariri in un messaggio televisivo. Mercoledì 22 novembre il primo ministro ha partecipato alle celebrazioni per la festa dell’indipendenza nella capitale libanese. Alla parata militare nel centro di Beirut sono presenti anche Michel Aoun e il presidente del parlamento Nabih Berri. Nel weekend, dopo un intervento della Francia sulla crisi libanese, Hariri è partito da Riad per andare a Parigi. Prima di rientrare in Libano, il premier è andato al Cairo a incontrare il presidente Abdel Fattah al-Sisi. Dopo il summit, ha detto che avrebbe annunciato “la sua posizione politica” una volta tornato in Libano. Hariri è poi partito per Beirut da Cipro, dove si è fermato per un incontro di 45 minuti con il presidente Nicos Anastasiades. Le dimissioni improvvise di Hariri lo scorso 4 novembre hanno portato il Libano a una crisi politica e all’aumento della tensione con l’Iran, che sostiene il movimento sciita libanese di Hezbollah. Nel suo discorso di dimissioni, il premier ha parlato del timore di essere assassinato e dell’ingerenza dell’Iran sul mondo arabo. Hezbollah ha accusato l’Arabia Saudita di aver dichiarato guerra al Libano e di aver costretto il primo ministro Hariri a dimettersi per destabilizzare il paese. Secondo gli sciiti, il primo ministro libanese era detenuto a Riad. Hariri è il politico sunnita più influente in Libano ed è vicino al regno saudita. Da dicembre 2016 è alla guida dell’esecutivo libanese e la sua coalizione di governo comprendeva anche Hezbollah. L’annuncio delle sue dimissioni ha fatto tornare in Libano la forte contrapposizione tra i sunniti sostenuti dall’Arabia Saudita e gli sciiti appoggiati dall’Iran. Domenica 5 novembre il presidente del Libano Michel Aoun aveva detto che non avrebbe deciso se respingere o accettare le dimissioni di Hariri fino a quando il primo ministro non fosse ritornato in Libano dall’Arabia Saudita. Dopo diversi giorni, Aoun aveva detto che l’assenza di Hariri poteva essere giustificata solo con una sua detenzione da parte dell’Arabia Saudita.» (TPI/news)

– 22.11.2017: Dimissioni di Hariri “congelate”: «Il quotidiano libanese "Al-Akhbar" ha pubblicato un articolo nel quale asserisce che Francia ed Egitto starebbero spendendo molta della loro influenza presso l'Arabia Saudita per convincerla a rinunciare al proposito di far dimettere Saad Hariri. Il Premier libanese, come ricorderete, era stato sequestrato a Riyadh dall'inizio del mese e costretto a leggere una imbarazzante dichiarazione di dimissioni. I Sauditi speravano che le sue dimissioni avrebbero polarizzato la scena politica del Paese dei Cedri, spaccandola e  costringendo alla cancellazione o al rinvio delle elezioni politiche dove i partiti filosiriani e filoiraniani si aspettano una grande affermazione. Hariri però una volta sfuggito alla presa saudita sembra già avere riconsiderato la decisione presa "sous force majeure", avvertendo il Presidente Aoun che le sue dimissioni sono per ora "congelate" (e infatti ha assistito alla parata dell'Indipendenza in qualità di Primo Ministro in carica). »(PaFe/News).

– 22 novembre 2017: Giallo sulle dimissioni di Hariri: ora sospese. Rientra in Libano: dopo l'addio dall'Arabia Saudita Le dimissioni di Hariri non sono state formalizzate. Il capo dello Stato ha chiesto tempo in modo da valutare l'attuale quadro politico libanese e portare avanti ulteriori colloqui con le altre forze del paese - See more at, con annessa Fotogallery. (Rainews-it/news)

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2.Parametri principali. – Già parte dell’Impero Ottomano, assegnato nel 1920 in mandato alla Francia, il Libano ha ottenuto l’indipendenza il 26 novembre 1941. Nel 1943 un accordo non scritto (Patto nazionale) ha sanzionato una suddivisione confessionale delle cariche pubbliche tale da favorire la componente cristiana. In base alla costituzione del 1926 (modificata più volte) e al Patto nazionale, il Presidente della Repubblica, eletto dal Parlamento e in carica per 6 anni, deve essere cristiano-maronita; egli condivide il potere esecutivo col Consiglio dei ministri, presieduto da un musulmano sunnita. Il potere legislativo spetta all’Assemblea nazionale, composta da 128 membri per metà musulmani (sunniti, sciiti, drusi, alawiti) e per metà cristiani (maroniti, greci ortodossi e cattolici, armeni ortodossi e cattolici, protestanti), eletti per 4 anni; la presidenza dell’Assemblea nazionale spetta a uno sciita. Il sistema giudiziario è basato su una serie di principi di origine diversa: dal diritto ottomano al codice napoleonico. Nel paese sono presenti circa 300.000 profughi palestinesi e oltre 500.000 lavoratori siriani, in gran parte clandestini. Dal 2011 è stata avviato dagli Usa e da Israele un'operazione di “cambio regime” sul modello di quanto già fatto in Libia. L'operazione non è riuscita e nel corrente anno 2011, quasi al termine, con la sconfitta dell'Isis e dei suoi ispiratori, si avviano nuovi equilibri geopolitici.
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3. Note storiche. – Sconfitto nel primo conflitto arabo-israeliano (1948-49), il paese è stato sconvolto nel 1958 dalla guerra civile tra cristiani filoccidentali e musulmani filoegiziani. Una nuova guerra civile è esplosa nel 1975, con la pesante intrusione di truppe siriane e israeliane, e solo nel 1989 è stato raggiunto un nuovo accordo tra le parti, più favorevole verso la parte musulmana. Nel 1990 le truppe israeliane hanno lasciato il Libano (mantenendo tuttavia fino al 2000 il controllo di una “fascia di sicurezza” profonda 10 km). Nel 1991 un trattato con la Siria ha sancito una sorta di “protettorato” siriano sul paese. Nel settembre 2004 il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha ordinato il ritiro delle truppe siriane presenti nel paese dal 1975. La decisione del parlamento di respingere la risoluzione dell’ONU ha provocato le dimissioni del primo ministro Rafih al-Hariri, attorno al quale si è compattato un ampio schieramento anti-siriano. L’uccisione di al-Hariri in un attentato a Beirut (14 febbraio 2005) e le grandi manifestazioni popolari che ne sono seguite hanno indotto la Siria a richiamare in patria le sue truppe. Nel 2006 Israele ha invaso il sud del paese per colpire le milizie Hezbollah; una risoluzione dell’ONU ha portato a un cessate il fuoco (14 agosto) e al dispiegamento di una forza di pace lungo il confine meridionale. || «Analizziamo il Libano dopo quindici anni di guerra “civile”: centomila morti, trecentomila feriti, un milione di sfollati, due milioni di esiliati, cinquanta miliardi di dollari di distruzioni. Oggi, il Libano ha ufficialmente ritrovato la “pace”, mi correggo, “la pax siriana”! Quarantamila soldati siriani continuano ad occupare l’85% del territorio libanese, mentre il restante 15% è sempre controllato dagli israeliani e dai loro alleati libanesi del sud del paese. I “mukabarat” (agenti della polizia politica e dei servizi segreti) di Damasco sono presenti dappertutto: persino negli uffici e negli appartamenti privati del “Presidente” libanese Elias Hraui e dei membri del “governo” del primo ministro Omar Karamé. Il governo fantoccio di Beirut obbedisce a bacchetta al Presidente siriano Hafez el-Assad, con la benedizione del re Fahd d’Arabia Saudita e dei suoi amici della Lega Araba. Il Parlamento libanese è completamente illegale. E stato eletto nel 1972 - dunque prima dell’inizio della guerra scoppiata nel 1975 - dal 12% della popolazione e continua, nonostante tutto, a rimanere in carica, usurpando sfacciatamente un mandato elettorale che avrebbe dovuto finire nel 1976! Dopo la morte o le dimissioni di 40 deputati, i parlamentari mancanti sono stati nominati d’ufficio da Damasco ... Inutile sottolineare che la libertà di stampa e d’opinione, come il rispetto dei diritti dell’uomo, appartengono ormai ad un vago ricordo del passato. Dopo gli accordi di Taef nel 1989, l’eliminazione del generale Aoun nel 1990 e la firma dell'accordo siro-libanese del maggio 1991 il Libano ha perduto la sua libertà e la sua indipendenza, divenendo, così, un semplice protettorato siriano; con l’avallo, naturalmente, degli Stati Uniti e delle Potenze occidentali. A quando l’annessione pura e semplice dell’ex Libano al “BiladEsh-Sham”, la Grande Siria?» (Mariantoni, 1991).

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4. Economia. – Le principali colture sono quelle cerealicole (frumento, orzo, mais). frutticole (vite) e oleifere (arachidi, olivo). Le foreste si sono ridotte e i cedri del Libano, un tempo vanto del paese, sono quasi scomparsi. Le risorse minerarie si limitano ad alcuni giacimenti di minerali di ferro (a Jbeil), sale e gesso. Raffinerie di petrolio sono in funzione a Tripoli e a Saida, dove arrivano gli oleodotti dell’Iraq e dell’Arabia Saudita. A Jbeil è attivo un impianto siderurgico, a Shiga (Sheqa) un cementificio. Industria tessile a Tripoli, Hadeth, Hazmié, Phanar-Beirut. agroalimentare, lavorazione del legno e della carta (Hamana e Bikfeya). La bilancia commerciale è deficitaria. È in vigore un accordo di libero scambio con la UE. La Banque du Liban svolge la funzione di banca centrale.

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4. Difesa. – Nel paese è presente un contingente di forze di pace dell’ONU (UNIFIL). Il personale militare consta di 56.000 unità. Le spese militari assorbono il 5,1% del PIL nel 2007. Le forze armate sono distribuite per il 96% sull’esercito, la Marina il 2% e l’Aviazione il 2%.

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5. Giustizia. –

6. Popolazione. –

14. Economia. – Le attività economiche principali sono i servizi bancari e finanziari, tradizionalmente sostenuti da un regime economico libero-scambista e competitivo, e il turismo.

7. La guerra al Libano e la battaglia per il petrolio. – L’articolo è un poco fuorviante, almeno nel titolo, in quanto punta più sul petrolio che non sugli interessi sionistici e sul ruolo che Israele gioca da sempre nei conflitti di tutta la regione. Dal testo, tuttavia: «Inoltre, le azioni di Israele e Turchia sono coordinate nel contesto di una trentennale alleanza militare diretta contro la Siria. In base a tale patto bilaterale, Turchia e Israele sono d’accordo “a collaborare nella raccolta d’intelligence” dalla Siria e dall’Iran. Durante l’amministrazione Clinton, un’intesa triangolare militare tra Stati Uniti, Israele e Turchia venne creata. Questa ‘triplice alleanza’, controllata dall’US Joint Chiefs of Staff, integra e coordina le decisioni dei comandi militari tra Washington, Ankara, Tel Aviv e il quartier generale della NATO, a Bruxelles, riguardanti il Medio Oriente. La triplice alleanza è anche accoppiata all’accordo di cooperazione militare NATO-Israele del 2005, in base al quale Israele è diventato un membro de facto dell’alleanza atlantica. Questi legami militari con la NATO sono visti dai militari israeliani come un mezzo per “rafforzare la capacità di deterrenza d’Israele verso potenziali nemici che lo minacciano, soprattutto l’Iran e la Siria.”».

Parte Seconda.
Eventi e dinamiche politiche

i.  Niente guerra al Libano ma mosse preliminari verso l’intesa saudita-israeliana. –  Tramite il link del titolo si accede a un articolo di Elijah J. Magnier, del 21 novembre 2017, tradotto nel sito Aurora, da cui viene ripreso in forma ridotta. «“Non si tratta di guerra contro Hezbollah, Iran o Libano, ma di preparare la relazione aperta tra Arabia Saudita e Israele“. Questo è ciò che ha detto un politico collegato alla lotta israelo-arabo-iraniana. Per il Libano, il primo ministro Sad Hariri è stato liberato dal carcere d’oro in Arabia Saudita e dovrebbe tornare in Libano nelle prossime ore. Secondo la fonte “non c’è alcuna guerra araba contro l’Iran nella regione o israeliana contro il Libano. Ciò non significa che Hezbollah possa ritornare a casa e cessare qualsiasi preparativo per una possibile guerra futura. Il ritorno di Hariri è ovviamente legato all’agenda saudita che chiederà ad Hezbollah di ritirarsi da Siria, Yemen ed Iraq e a cedere le armi. Va notato che Hezbollah ha sostenuto la liberazione di Hariri in quanto detenuto illegalmente dall’Arabia Saudita e perché primo ministro del Libano. L’Arabia Saudita non può essere autorizzata a trattare il Libano come se fosse una sua provincia. E per Hariri è illusorio credere che stia tornando in Libano da eroe per dettare la politica saudita, che possa attuarne i desideri e ottenere ciò che Stati Uniti, Israele e Arabia Saudita non hanno ottenuto. Se davvero insiste sull’agenda saudita, può tornarsene in Arabia Saudita questa volta da ex-primo ministro. La visione saudita del Medio Oriente semplicemente non accetta la multietnicità e la convivialità in Libano tra tutte le religioni e i vari gruppi politici e loro rappresentanti“. Non è quindi questione dell’Iran o delle riserve di armi di Hezbollah o del loro intervento militare regionale. La guerra in Siria è stata vinta dall’Asse della Resistenza e l’altra parte (Stati Uniti, UE, Qatar, Giordania, Turchia e Arabia Saudita) non è riuscita a cambiare il regime, a distruggere la cultura multietnica in Siria, e a legare le mani agli estremisti. È semplicemente la questione dell’Arabia Saudita che prepara la relazione ampia e aperta con Israele. L’Arabia Saudita agisce come se avesse bisogno di tale scenario per coprire le sue future relazioni con Israele. Vediamo ogni giorno accademici, scrittori e persino funzionari sauditi usare la scusa di “combattere l’Iran, nemico comune” per giustificare la prossima relazione con Israele. In effetti, l’opinione pubblica israeliana è pronta ad accogliere l’Arabia Saudita e viceversa.»

ii. “Libano, il primo obiettivo di Israele”. – È quanto si trova in un discorso del 23 novembre 2017 del comandante dell'IRGC. Lo si può leggere integralmente nel sito Aurora, al link indicato, da cui si riporta questo solo brano, rigurdante la difesa del Libano: «Libano, il primo obiettivo di Israele. Il Comandante in capo dell’IRGC si riferiva anche ad Hezbollah in Libano affermando che l’identità del movimento di Resistenza è profondamente radicata nelle sue armi. “L’identità di Hezbollah si è armata contro il nemico giurato della nazione libanese Israele, perché il Libano ne è il primo obiettivo“. Dichiarava ancora una volta che ogni nuova guerra nella regione spazzerà via Israele dalla mappa politica della regione e aggiungeva che gli israeliani hanno visto solo parte delle capacità militari di Hezbollah nelle guerre dei 33 giorni e dei 22 giorni, e “la creazione dell’enorme Fronte della Resistenza negli anni passati autentica le nostre affermazioni sul futuro d’Israele“. Secondo Jafari, oggi tutti i membri del Fronte della Resistenza sono uniti e se un aderente viene coinvolto in una guerra con Israele, gli altri vi entreranno infliggendo una pesante sconfitta ad Israele.».  

Parte Terza.
Letteratura.

a.  Nuova Enciclopedia Popolare, 1847, voce: Libano (Monte). – Nella voce non vi è nessun cenno all'esistenza di uno Stato o di un popolo dal nome Libano. È parte della Siria. Vi sono accenni a genti che vi abitano. La voce è stata compilata nel 1847 in una Enciclopedia che nasceva ad imitazione e sulla base di pubblicazioni analoghe apparse in altri paesi, Germania, Francia, Inghiltera. È per noi interessante leggere oggi come veniva allora percepito il mondo, esattamente 100 prima dalla fine della seconda guerra mondiale il cui esito ha radicalmente mutato la posizione degli Stati europei che nel 1914, alla vigilia della prima guerra mondiale, dominavano l'85 % di tutte le terre emerse del pianeta. Mutano i rapporti fra gli Stati e gli Imperi, che ora si dissolvono ora si costituiscono, ma alcune costanti geopolitiche permangono nel tempo. Si può dare loro il nome di leggi. Tentiamo di individuarle attraverso la ripubblicazione di testi abbastanza distanti nel tempo gli uni dagli altri. L'uso del corsivo nel testo che segue è modificato rispetto all'originale del 1847. Viene da noi messo in corsivo quella parte dei testo sulla quale oggi intendiamo fissare la nostra attenzione, oppureviene adottato in diverso carattere per ottenerne una diversa evidenza. Le colonne del testo originale alla voce Libano non hanno illustrazioni. Quello che qui sotto si trovano sono da noi aggiunte.
AC

Catena di monti da alcuni geografi considerati come facienti parte del sistema tauro-caucasiano, e formanti il prolungamento della giogaia Amanica. Essa si estende, scrive Balbi, da tramontana a mezzogiorno, per mezzo alla Siria, seguendo le sinuosità della spiaggia. La grande altezza di alcune della vette del Libano, non che la sua storica importanza, ci pare che meriti di essere come la parte principale di quel gruppo. Il Libano si divide in due catene principale: il Libano propriamente detto, presso al Mediterraneo, e l'Antilibano, dalla parte delle pianure di Damasco. Le alture che, sotto i nomi di Gebel Seir e di Gebel Hairas s'innalzano a mezzogiorno del mar Morto e serpeggiano quindi a maestro negli ultimi confini dell'Arabia, possono venir considerate come le ultime anella di quel gruppo, le cui estremità si perdono negli alti deserti che occupano tutto il settentrione di quella vasta penisola.

Foto aerea scattata dalla Siria: cliccare
Il nome di Libano deriva dall’ebraico o dall’arameo laban, lebanah, bianco: le nevi eterne che coprono quel monte, e la pietra calcare biancastra ond’è formato,  le hanno fatto dare quel nome. Gli arabi lo chiamano il monte nevoso. Oltre l’Antilibano, la Bibbia dà come ramificazioni del Libano, l’Ermone (oggidì Gebel esc scieikh, montagna del Signore) ed il Sionne (che non vuolsi confondere con quello di Gerusalemme). Gli Amariti davano al primo nome di Senir, che ritroviamo nel medio evo, applicato però all'Anti-Libano.

La cima più alta del Libano ha 9,600 piedi di altezza. Questo monte si scorge da lontano sul mare, circondato di vapori, ed il viaggiatore approdando sul lido della Siria, rimane stupito al vedere quell’alto e dirupato monte che pare gli tolga ogni speranza di pemetrare nell’interno del paese. Dalla vetta di quel mucchiodi rupi calcari spiegasi allo sguardo dell’attonito viandante il più bel panorama che si possa immaginare, un paese pieno di amenissimi e pittoreschi prospetti.


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