gennaio 02, 2013

La questione sionista ed il Vicino Oriente. – Documentazione tratta dal quotidiano torinese “La Stampa”: Cronache dell’anno 1938.

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Mentre valgono le considerazioni generali già fatte per le precedenti fonti documentarie, e cioè: Vedi Elenco Numerico, pare qui opportuno rilevare ogni volta la casualità e imparzialità con la quale le diverse fonti si aggiungono le une alle altre, animati da una pretesa di completezza, che sappiamo difficile da raggiungere. Il quotidiano “La Stampa”, fondato nel 1867, rende disponibile il suo archivio storico dal 1867 al 2006. Valgono i criteri generali enunciati in precedenza e adattati ogni volta alla specificità della nuova fonte. Assumendo come anno di partenza il 1921 seguiamo un metodo sincronico, raccordandolo con quello diacronico basato su alcuni anni di riferimento.

LA QUESTIONE SIONISTA
E IL VICINO ORIENTE
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tratta dall’archivio storico de “La Stampa


1938
1937   ↔ 1939
Anno inizio spoglio: 1921.
La Stampa: 1882 - 1883 - 1884 - 1885 - 1886 - 1887 - 1888- 1889 - 1890 - 1891- 1892 - 1893 - 1894 - 1895 - 1896 - 1897 - 1898 - 1899 - 1900 - 1901 - 1902 - 1903 - 1904 - 1905 - 1906 - 1907 - 1908 - 1909 - 1910 - 1911 - 1912 - 1913 - 1914 - 1915 - 1916 -1917 - 1918 - 1919 - 1920 - 1921 - 1922 - 1923 - 1924 - 1925 - 1926 - 1927 - 1928 - 1929 - 1930 - 1931 - 1932 - 1933 - 1934 - 1935 - 1936 - 1937 - 1938 - 1939 - 1940 - 1941 - 1942 - 1943 - 1944 - 1945 - 1946 - 1947 - 1948 - 1949 - 1950 - 1951 - 1952 - 1953 - 1954 - 1955 - 1956 - 1957 - 1958 - 1959 - 1960 - 1961 - 1962 - 1963 - 1964 - 1965 - 1966 - 1967 - 1968 - 1969 - 1970 - 1971 - 1972 - 1973 - 1974 - 1975 - 1976 - 1977 - 1978 - 1979 - 1980 - 1981 - 1982 - 1983 - 1984 - 1985 - 1986 - 1987 - 1988 - 1989 - 1990 - 1991 - 1992 - 1993 - 1994 - 1995 - 1996 - 1997 - 1998 - 1999 - 2000 - 2001 - 2002 - 2003 - 2004 - 2005 - 2006.

Sommario: 1. L’occhio di Mosca punta sulla Palestina? – 2. L’Irak al fianco della Palestina. – 3. Un “ultimatum” ai giudei. –  4. La rivolta dilaga in Palestina. – 5. Anche la Costarica vuole evitare l’invadenza ebraica. – 6. Oggi i Ministri britannici devono decidere sulla Palestina. –

Indice Analitico: a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z. –  Eventi del 1938. – Altre fonti giornalistiche, periodiche o archivistiche del 1938.




Cap. 1

Top c. 1 4.8.1938 ↓ c.  3   ⤇ plus

L’occhio di Mosca punta sulla Palestina?
La Stampa.
giovedì, p. 5
4 agosto 1938 

Titoli: L’occhio di Mosca punta sulla Palestina? - Si scorge la mano dei rossi nel terrorismo israelita: bisogna finirla con gli ebrei in casa nostra, dicono gli arabi.

Cairo, 3 agosto.  – Le attuali giornate nere di Palestina provocano profonda emozione nel mondo arabo che, a giusta ragione, giudica non mai la situazione in Terrasanta esser giunta ad un grado di gravità quale quello d’oggi. Correnti di reazione s’incrociano da Bagdad al Cairo, da Damasco a Teheran. Le notizie che qui giungono dai paesi del vicino e medio Oriente ci danno un’idea allarmante degli stati d’animo dei vari popoli solidali coi correligionari di Palestina.

Una sintesi di queste impressioni per bocca di arabi può così venir espressa: «La mano di Mosca lavora tra gli ebrei di Palestina». «Siamo di fronte ai tipici esempi di nichilismo bolscevico». «Le donne ebree portano le bombe e uccidono i bimbi arabi». «È necessario che tutti gli arabi la facciano finita cogli ebrei in casa propria». «Gli egiziani si agitano e fanno centro della reazione a favore degli arabi palestinesi». «È necessario che l’asse Bagdad-La Mecca entri in funzione». «La Francia con Alessandretta ha creato una seconda Palestina a danno degli arabi». «I siriani faranno fronte unico con i palestinesi contro francesi e inglesi ad un tempo». «L’amicizia anglo-francese è deleteria agli interessi dei popoli arabi». Ecco quanto si ode negli ambienti musulmani; ecco quanto si legge negli organi arabi maggiori e minori non controllati dalla finanza ebraica. 

Cosa vuole la Russia?

Vediamo più da vicino il significato di tali espressioni. 

Che il Komintern non sia estraneo all’ultima fase di spaventoso terrorismo palestinese, è ormai accertato. Le inchieste e le conclusioni della polizia inglese, che vengono tenute segrete, hanno dovuto constatarlo secondo le indiscrezioni venute a nostra conoscenza. Del resto l’attuale forma di terrorismo ne è la comprova migliore. Come i giornali islamici vanno avvertendo, l’arabo palestinese, il beduino di Transgiordania e la banda siriana combattono e agiscono all’aperto e con coraggio, in forme assolutamente opposte a quelle che invece, attraverso l’anonimo attentato dinamitardo, sono proprie ai sistemi del terrorismo d’origine giudaico-slava. La polizia palestinese ha accertato che le bombe, che tanta strage han seminato tra le donne e i bimbi arabi sui quieti mercati di Caifa, Giaffa e Gerusalemme, erano state deposte da donne, anzi giovanette israelite, sulle quali non s’esercitava la perquisizione e dalle quali — perché donne — gli arabi cavallereschi non erano portati a guardarsi. Non solo, la polizia ha accertato anche che gli ebrei talvolta si sono serviti, per il trasporto e la collocazione degli ordigni infernali, persino di arabi miseri e affamati che, per un pugno di danari, non avevano esitato a compiere il lavoro, forse ignari delle orribili conseguenze. E questi arabi, assai rari del resto, compiuto il misfatto per conto di altri contro i propri fratelli, non parlano né parleranno per non venire fatti a pezzi. La maggior parte degli ebrei di Palestina, pur non disapprovando, è estranea, per la verità, a tali delitti che fanno capo ad elementi ebraici estremisti in stretto contatto con Mosca. Che vuole la Russia con questa azione terroristica in Palestina? Vuole accendere il fuoco della reazione araba, vuole creare una situazione perturbatrice del vicino Oriente e del Mediterraneo orientale, vuole, insomma, fare della Palestina una seconda Spagna, oggi che vede la partita perduta nella penisola iberica? Queste le domande che si rivolgono in tono affermativo, non pochi arabi assai preoccupati della nuova piega degli avvenimenti. Ed aggiungono: Mosca vede nella Palestina una splendida piattaforma per far rinascere la discordia tra Roma e Londra, e con Mosca sono naturalmente gli antifascisti inglesi, francesi e americani capeggiati da ebrei sionisti. È da augurarsi che la polizia palestinese intensifichi l’azione di sorveglianza anticomunista che già esercita con grande vigilanza alla frontiera siriana e ai porti di sbarco.

Segni sintomatici

Le reazioni arabe hanno portato questa volta anche a movimenti antiisraelitici. Sintomi preoccupanti sono stati notati al Cairo e ad Alessandria, che pur sono centri dove gli ebrei han sempre fatto da padroni, e specialmente a Beirut. Non parliamo di Damasco, centro schiettamente arabo. Inoltre al Cairo, a favore della Palestina, si sono avute manifestazioni che, sino all’anno scorso, son mancate tra gli egiziani anche nei momenti di maggior difficoltà dei confratelli lottanti. Eccole: si tratta di due congressi pro Palestina. Uno è il congresso panislamico (quindi con la partecipazione di rappresentanti anche indiani malesi e cinesi) indetto per questo autunno dal sen. Alluba pascià, nota figura di patriotta egiziano acerrimo avversario degli inglesi. L’altro congresso, panarabo, è stato indetto per le feste del piccolo Bairam, che avvengono alla fine di novembre, da Nahas pascià il quale, evidentemente per crearsi una nuova popolarità e vendicarsi nello stesso tempo degli inglesi «che lo hanno tradito», mira a diventare apostolo del movimento egiziano e panarabo pro Palestina. E le masse, che non vanno a vedere i motivi e i retroscena delle manovre, una volta in movimento non si fermano. Nahas pascià, che è fuori del governo, ha indetto un congresso naturalmente di rappresentanti dei popoli arabi, non di rappresentanti dei governi. Perciò il congresso si troverà più libero a decidere, senza pastoie di convenienze politiche e di obblighi di governo. E se si presenteranno «uomini di stato pur in forma privata, nessuno si opporrà al loro ingresso, anzi tanto meglio.

I due congressi, oltreché della Palestina, si occuperanno d’un altro avvenimento che ha duramente colpito il cuore degli arabi: la questione del Sangiaccato. I Siriani, anzi tutti gli arabi, non possono perdonare alla Francia il tradimento. Essa ha rifiutato la mediazione dell’Irak pur di mettersi d’accordo ad ogni costo con la Turchia che detiene, agli Stretti, le chiavi della porta d’unione franco-russa. E per mettersi d’accordo, la Francia ha dovuto venir meno ai propri doveri di potenza mandataria, ha sacrificato i siriani a favore dei turchi. Ed ora c’è di più. A Parigi non si vuole ratificare il trattato franco-siriano, opera rinunciataria di Blum e compagni, che deve dare l’indipendenza alla Siria. Non lo si vuole ratificare se prima il parlamento siriano non approvi, a suo turno, gli accordi della Francia con la Turchia per Alessandretta. Ma Damasco non vuole, non può sottoscrivere, con sentimento parricida, al disfattismo e alla rinuncia francesi. D’altra parte cosa doveva fare la Francia ? Resistere alla Turchia? Ma neanche per sogno. Non avrebbe potuto far fronte militarmente ad un colpo di mano delle truppe turche. Bisogna parlare con questi francesi d’Oriente per avere impressioni chiare in proposito.

L’Inghilterra dell’I.S.

Inoltre c’era l’Inghilterra non diplomatica, non ufficiale, ma l’Inghilterra dell’Intelligence, per esprimerci così, che soffiava sotto ai turchi contro i francesi. Si dice che l’Inghilterra, impegnata in Palestina e altrove contro il mondo arabo, abbia interesse a vedere pure la Francia parallelamente impegnata contro gli arabi, per averla in ogni caso al fianco. Ora quale miglior occasione della spina di Alessandretta, una nuova Palestina? E infatti proprio in tal senso gli arabi di Siria considerane la questione del Sangiaccato. Francia e Inghilterra vengono poste sul medesimo piano. «La loro amicizia — scriveva il Mokattam — è contro gli interessi, contro le ragioni di vita dei popoli arabi, perciò va spezzata». E s’invocano l’unione degli arabi, l’intervento dei Re, la messa in azione dell’asse Bagdad-La Mecca. La situazione appare dominata dalla figura di Ibn Saud, il sovrano che sa attendere a lungo, con mirabile senso di tempestività, ma che quando scatta non ritorna più sui suoi passi. È certo che, per libertà d’azione, l’Egitto — il paese leader nel mondo arabo — si trova in posizione di netta inferiorità sull’Arabia saudiana. L’Egitto è legato all’alleanza con l’Inghilterra alla quale sarebbe tenuto anche se, per ipotesi, scoppiasse una guerra tra i paesi arabi e l’Impero britannico. 

Riassumendo i vari e frammentari aspetti della attuale reazione araba alla tragedia palestinese — il terrorismo e la provocazione, ripetiamo, questa volta sono partiti dagli ebrei — vien fatto di domandare se ci troviamo di fronte a minacce immediate di complicazioni in questo settore orientale. Bisogna vedere sino a qual punto la Russia intende ed ha libertà e possibilità di spingere le cose. Non dimentichiamo che l’islamismo è un muro invalicabile per il soviettismo. Inoltre l’Inghilterra non lascerà affatto Mosca condurre il giuoco sino agli estremi. Ma a questo proposito riferiamo voci insistenti secondo le quali, in fin dei conti, all’Inghilterra non dispiacerebbe una situazione d’estrema gravità in Palestina che la obbligherebbe per forza maggiore davanti agli occhi del mondo, a dare immediata esecuzione al progetto di trispartizione. Ma, e gli arabi? Gli arabi di Siria, di Transgiordania, della Saudia non marcerebbero in tal caso su Gerusalemme? Questa è la convinzione d’ogni buon patriotta arabo. Però bisogna tener conto che al momento decisivo l’azione potrebbe non far seguito alle parole. 

Gli agenti politici britannici che con la potenza dell’oro, con le promesse e con altro sanno creare il torpore in interi popoli per l’avanti febbricitanti, stanno più vigili che mai, ora. Non mancano esempi probatori sì, ma gli esempi possono anche non ripetersi. Ad ogni buon conto Londra rinforza le sue truppe in Palestina inviandovi una nuova brigata dalla madrepatria. Il giorno cruciale appare ormai vicino.
Antonio Lovato

Cap. 2

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L’Irak al fianco della Palestina

Stampa Sera,
lunedì, p. 3
10 ottobre 1938

 Titoli: Terrasanta e Mussulmani. L’Irak al fianco della Palestina. Il progetto presentato a Londra e i suoi sviluppi. Nuove truppe inglesi in viaggio.

Londra, lunedi sera. – Si annuncia ufficialmente che, assai presto, saranno inviati in Palestina nuovi rinforzi militari composti di cinquemila uomini di truppa. I rinforzi comprenderanno quattro battaglioni di fanteria, una batteria di artiglieria e reparti di autoblinde. Con questi rinforzi il totale degli armati britannici in Palestina salirà a ventimila uomini compresi i reparti di aviazione.

Le proposte irakiane

Al totale bisogna aggiungere i seimila uomini del corpo di polizia, che già si trovano in Palestina, e le parecchie altre centinaia di agenti, che, quanto primo, saranno inviati dall’Inghilterra. Con tutte queste forze a sua disposizione, Sir Charles Tegert, comandante delle operazioni militari, spera di poter fiaccare la rivolta araba prima di Natale. Si crede che Sir Charles Tegert proclamerà anche la legge marziale in tutta la Palestina e prenderà altre misure speciali per affrettare il ristabilimento dell’ordine. 

Intanto si apprende che il cosiddetto «progetto irakiano di pace», che il Ministro degli Esteri dell’Irak ha presentato al Governo britannico, comprende i seguenti punti fondamentali: 

1) Cessazione completa della emigrazione ebraica in Palestina.
2) Creazione dello Stato indipendente della Palestina, da essere legato alla Gran Bretagna mediante trattato.
3) Trasferimento dei poteri di questo nuovo Stato da parte della Gran Bretagna al Governo nazionale palestinese in un termine specifico di tempo.
4) Garanzia dei diritti civili e politici a tutti gli abitanti dello Stato palestinese da parte della Gran Bretagna.
5) Salvaguardia degli interessi strategici dell’Impero britannico.

I perchè delle opposizioni

Questo progetto è fortemente avversato dagli elementi ebraici della Palestina, dell’Inghilterra e di altri Paesi per le seguenti considerazioni:

1) Il piano è identico a quello proposto dal Gran Muftì nell’anno 1937 alla Commissione reale britannica per la spartizione della Palestina e quindi più favorevole agli arabi che agli ebrei.

2) L’attuazione del progetto metterebbe gli ebrei della Palestina in condizione di minoranza permanente.

 3) Con l’applicazione del piano l’Inghilterra verrebbe meno alla promessa formale di riconoscere i diritti strategici degli ebrei sulla Palestina.

4) Un governo palestinese controllato dagli arabi avrebbe, a causa della vicinanza del Paese agli Stati fascisti, un indubbio carattere antiebraico e distruggerebbe le realizzazioni sociali fatte dagli ebrei.

II Governo inglese non si è ancora pronunciato in merito al progetto irakiano. Tuttavia, negli ambienti politici si ha la sensazione che il piano che contemplava la spartizione della Palestina sarà abbandonato e sostituito col principio della creazione di uno Stato unificato con la salvaguardia dei diritti di tutti i cittadini indistintamente. Il che equivarrebbe in un certo modo alla modifica del progetto irakiano. Il piano viene attualmente esaminato dall’Alto Commissario britannico per la Palestina, che ora si trova a Londra, dal Ministro delle Colonie e da altri funzionari. 

Il generale Gort, capo dello Stato Maggiore imperiale, sarà consultato in merito al progetto nel corso di questa settimana insieme ai rappresentanti degli arabi e degli ebrei.


Cap. 3

Top c. 1 10.10.1938 ↓ c.  3   ⤇ plus

Un “ultimatum” ai giudei

Stampa Sera,
lunedì, p. 3
10 ottobre 1938

 Damasco, lunedi mattina –  Il Comitato di Difesa palestinese ha inviato, stamattina, al Presidente della Federazione sionista Weizman un telegramma che costituisce un vero «ultimatum». Il messaggio dice fra l’altro:

 «Il vostro atteggiamento causerà a voi e agli ebrei di tutto l’Oriente la peggiore calamità che la storia ricordi. Gli arabi, quando anche dovessero essere completamente annientati non vi permetteranno mai né d’installarvi né di diventare una maggioranza nella Palestina araba. Costi quel che deve costare. Voi e la vostra Nazione sparsa pel mondo intero dovete salvare la vita alla parte che si trova in Palestina e negli altri Paesi arabi e orientali. Evitate di creare l’occasione che farebbe estendere le vostre disgrazie dall’occidente all’oriente. Contentatevi di conservare quelli fra i vostri che già si trovano in Palestina. Sarà già per voi una grande fortuna. Lasciate che gli arabi vi trattino nel loro Paese come Omar trattò gli abitanti della Palestina, poiché, se verrà una guerra, la Gran Bretagna potrà difendersi in Palestina, ma non negli altri Paesi arabi di tutto l’Oriente». 

Il telegramma, che è firmato da Nahbi El Azame, ha causato viva emozione negli ambienti giudei di Gerusalemme.  


Cap. 4

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La rivolta dilaga in Palestina

Stampa Sera, 2ª ed.
giovedì-venerdì, p. 1
13-14 ottobre 1938

Titoli: La rivolta dilaga in Palestina. L’autorità del governo britannico gravemente scossa. Le truppe inglesi hanno abbandonato Betlemme incalzate dagli insorti. Numerosi morti negli ultimi scontri.

Gerusalemme, giovedì sera. – La già critica situazione prodotta dalla rivolta araba nelle campagne della Palestina ha assunto una piega ancora più tragica nelle ultime ventiquattro ore. Questa mattina tutte le zone di campagna dell’interno erano sollevate, per tutta la notte scorsa le autorità militari britanniche hanno fatto preparativi per fermare, dove possibile, il dilagare del movimento. Su tutte le strade che si irradiano da Gerusalemme la notte scorsa si è avuto un intenso movimento di truppa inviato verso il centro abitato e le alture dell’interno, a bordo di autocarri.

È partito anche un considerevole numero di autoblinde. Lungo la linea di città, che forma come una mezzaluna intorno a Gerusalemme, e cioè l’Hebron, Betlem, Gerico e Naplusa si sono avuti scontri violentissimi fra insorti, la truppa e la polizia, per tutta la giornata di ieri. Dietro questa linea, in una larga zona a nord e a sud di Gerusalemme, l’autorità del Governo britannico è ormai inesistente.

L’inizio della gravissima situazione attuale è offerto dal fatto che il Governo ha fatto abbondonare le stazioni di polizia, l’ufficio postale e il tribunale di Betlemme. Sono state apprestate barricate nelle località della Tomba di Rachele, che è uno degli accessi di Betlemme. Intanto le truppe inglesi, che erano tenute pronte per ogni evenienza, sono state ritirate nette adiacenze della Chiesa della Natività.

Sembra che gli insorti arabi abbiano istituito il loro tribunale in un oliveto presso il campo detto dei Pastori, nei dintorni di Betlemme. A Caifa un gruppo di ribelli è penetrato nella casa del muktar nel quartiere arabo di Al Yahud, e ha ucciso un notabile e due suoi ospiti. A Genin un funzionario arabo è stato ucciso in piena strada. In seguito a questi attentati, è stato ordinato il coprifuoco. In altre località del Paese sono stati uccisi tre arabi ed è stato gravemente ferito un poliziotto.

Sulla strada Gerusalemme-Hebron è stato sospeso tutto il traffico. Si crede che questa misura sia stata adottata per assicurare lo sviluppo delle operazioni militari. Il noto avvocato arabo Sydky Dajany, portavoce dei nazionalisti palestinesi, è stato rinvenuto ucciso da un colpo d’arma da fuoco in una località a sud di questa città. L’assassinio di Dajany, il quale era stato rapito da Gerusalemme, ha prodotto vivissima impressione tanto nei circoli arabi quanto in quelli ebraici. Ulteriori notizie informano che il Dajany è stato ucciso a fucilate a cinque miglia da Gerusalemme, mentre procedeva a bordo della propria automobile da Giaffa verso Gerusalemme, dopo aver accompagnato la famiglia partita per l’Egitto. Il Dajany era uno fra i più noti avvocati nazionalisti ed aveva difeso più volte degli arabi giudicati dai Tribunali militari. Era anche conosciuto come un partigiano del Gran Muftì.


Cap. 5

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Anche la Costarica vuole evitare l’invadenza ebraica

Stampa Sera, 2ª ed.
giovedì-venerdì, p. 1
13-14 ottobre 1938

S. José di Costarica, giovedì mattina. – Il Ministero degli Esteri ha dato istruzioni alla Legazione di Costarica a Parigi perché non vengano più accettate per l’avvenire le richieste di immigrazione presentate da ebrei che intendono stanziarsi nella Repubblica centro-americana.


Cap. 6

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Oggi i Ministri britannici devono decidere sulla Palestina

Stampa Sera, 2ª ed.
mercoledì-giovedì, p. 1
19-20 ottobre 1938

Titoli: Le parole di Londra e le fucilate degli arabi. Oggi i Ministri britannici devono decidere sulla Palestina. A Gerusalemme infuria la battaglia.
Didascalie delle foto contenute nella pagina: a) La città vecchia di Gerusalemme. Gli insorti arabi si sono asserragliati nella città vecchia di Gerusalemme, ove contendono il terreno alle truppe inglesi con un incessante fuoco di fucileria. La foto ci mostra una delle porte della città vecchia. b) Sacchetti a terra a Betlemme. Le truppe inglesi, incalzate dagli insorti, hanno, com’è noto, dovuto evacuare Betlemme. La foto ci mostra l’ultima ridotta prima della partenza. È il cortile della Basilica della Natività, sbarrato dai sacchetti a terra.


Londra, mercoledì sera. – Le notizie che giungono dal vicino Oriente non sono certamente tali da potersi definire incoraggianti. La Terra Santa, con tutti i suoi interessi di primissimo ordine per la Gran Bretagna, continua a dare preoccupazioni che, mentre tengono in allarme le sfere ufficiali, si estendono — attraverso i giornali che recano colonne di notiziario e di commenti — al pubblico grosso.

I quattro punti

In prima linea, fra i problemi che sono trattati nel corso della riunione odierna dei Ministri, i giornali di stamane pongono quello della Palestina la cui situazione è venuta aggravandosi progressivamente, e che — dicono i giornali stessi — esige una soluzione immediata.

Sebbene il rapporto della Commissione Woodhead non debba essere pubblicato prima della settimana prossima, il Ministro delle Colonie, Malcolm MacDonald, che ne è già in possesso, ne comunicò le conclusioni ai colleghi.

Si conferma l’impressione che ogni idea di spartizione del territorio sotto mandato debba essere abbandonata come poco equa e quasi impraticabile. Sarebbero invece prese in considerazione delle restrizioni dell’immigrazione, tanto araba che giudaica.

 Il Daily Mail afferma di essere in grado di sapere che MacDonald chiederà ai colleghi: 1) Di approvare le misure già prese; 2) Una azione energica tendente al ristabilimento dell’ordine in tutta la Palestina; 3) Misure draconiane per far cessare la propaganda antibritannica diretta dall’estero; 4) Apertura di negoziati preliminari in vista della costituzione di uno  Stato unito sotto il controllo britannico, nel quale arabi e giudei dovrebbero vivere in armonia.

L’atteggiamento della stampa londinese nei confronti del problema palestinese continua ad essere discorde. Il Daily Express si pronuncia addirittura a favore dell’abbandono del Mandato da parte della Gran Bretagna, mentre il laburista Daily Herald attacca violentemente il Governo al quale rimprovera la persistente politica dilatoria.

Ed ecco, ora, la cronaca riassuntiva degli avvenimenti di Palestina quale si rileva dalle notizie qui giunte.

Numerosi sono gli incidenti che si sono verificati durante la notte. Nella vecchia città di Gerusalemme parecchi colpi di arma da fuoco sono stati sparati in più località, con un bilancio complessivo di IX morti ed una trentina di feriti.

 Nelle ultime ore della serata è pure avvenuta una furiosa sparatoria tra gli insorti ed i guardiani di un convoglio di 12 autocarri trasportanti derrate alimentari e munizioni. Quando gli aggressori sono stati respinti dal nutrito fuoco delle guardie sono stati raccolti sul teatro della sparatoria i cadaveri di 4 ribelli, mentre 2 operai della guardia del convoglio rimanevano feriti. Due automobili blindate militari sono state chiamate per scortare il convoglio.

Attacco a fondo

L’Agenzia Reuter a sua volta apprende da Gerusalemme:

Secondo le dichiarazioni ufficiali fatte questa mattina al corrispondente della Reuter, le truppe britanniche in mattinata entreranno nella vecchia città di Gerusalemme al fine di epurare la località da tutti gli elementi ribelli.

Stamani le autorità britanniche hanno pubblicato un appello annunciante che misure militari saranno intraprese contro i ribelli arabi che si nascondono nella città vecchia. La popolazione degli altri quartieri è invitata a restare nelle case. La città sembra, infatti, morta: le vie sono deserte, i negozi e le scuole sono chiusi, la circolazione è paralizzata.

Un aeroplano governativo questa mattina ha sorvolato tutte le strade della vecchia città attualmente in stato di insurrezione ed ha lanciato migliaia di manifestini che invitano gli abitanti a tapparsi nelle loro case in previsione di queste operazioni.

L’Alto Commissario ha limitato momentaneamente l’applicazione delle misure eccezionali, al fine di concentrare tutte le truppe disponibili attorno alla vecchia città. Il comandante generale delle truppe in Palestina ha nominato comandante del distretto di Gerusalemme il maggior generale Nugert O’ Connor.

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